INFORMAZIONI RILEVANTI SUL CASO PACIOLLA
LINGUA
MARIO RIFERISCE:
“Voglio dimenticare la Colombia per sempre. La Colombia non è più sicura per me. Non voglio più mettere piede in questo Paese né nell'ONU. Non è per me. Ho chiesto un cambio di sede qualche tempo fa e non me l'hanno dato. Voglio una nuova vita, lontano da tutto”.
LE ULTIME TELEFONATE TRA MARIO E SUA MADRE
-
"Mamma, sono molto preoccupato. Non mi piace come vanno qui le cose. Devo andarmene al più presto, c'è qualcosa di strano. Mi sono messo in un guaio. Spero di trovare al più presto un biglietto per rientrare".
-
11/07/2020:"Mi sento sporco, ho voglia di lavarmi nel mare di Napoli".
LA MADRE DI MARIO RIFERISCE CHE
-
"So solo che da venerdì 10, la scorsa settimana, mio figlio era in uno stato di grande sofferenza". (NB: il 10 luglio Mario ha avuto una forte discussione con i suoi capi, come riferito anche dalla giornalista Duque nel suo articolo "Mario Paciolla: justicia para un poeta", in seguito alla quale ha detto alla madre di "essersi messo in un grosso guaio").
-
Dall'inizio di marzo Mario ha vissuto in lockdown e ha lavorato in smart working. Aveva contatti solo con persone appartenenti alla sua organizzazione.
LA GIORNALISTA INVESTIGATIVA COLOMBIANA JULIETA DUQUE, CONOSCENZA DIRETTA DI MARIO, RIFERISCE CHE
-
Settimane addietro Mario aveva tolto il lucchetto che chiudeva il cancello di accesso al sottotetto della piccola costruzione dove viveva, come prevenzione se “qualcuno” lo veniva a cercare.
-
Mario si è connesso a Whatsapp l'ultima volta in data 14/07/2020 alle ore 22:45 (N.B. Il certificato di morte riferisce che Mario è morto alle 02:00 del 15/07/2020).
-
La terza settimana di giugno, durante una riunione informale a Florencia – capoluogo del Caquetà, dove opera l'Ufficio Regionale della Missione ONU che ha controllo anche sull'ufficio del Caguan, una collega ha accusato Mario di essere una spia.
-
Mario ha manifestato il suo disappunto per il modo, secondo lui discriminatorio, col quale la Missione ONU stava gestendo la pandemia. Mentre ad alcuni funzionari si autorizzavano viaggi e la possibilità di telelavoro, la regola per i volontari è stata quella dell’isolamento (n.d.t. - confinamento in casa) e della solitudine.
-
A Mario davano fastidio la leggerezza dei toni dei dossier dell'ONU, la relazione complessa di alcuni membri della Missione Onu con la Forza Pubblica, la contrattualizzazione di civili che venivano dai ranghi militari, la passività di quell'organizzazione rispetto ai bombardamenti contro civili nel sud della regione del Meta (confinante col Caquetà) e l'aumento di omicidi selettivi di ex combattenti delle FARC.
-
Il 15 luglio Mario avrebbe viaggiato fino a Bogotà e il 20 luglio sarebbe salito su un volo umanitario diretto in Italia
-
Sergio Pirabal, capo dell'ufficio regionale, potrebbe avere delle responsabilità in quanto non ha fornito adeguata protezione a Mario.
-
Mario aveva contrasti interni con un’organizzazione che nel dossier del 2019 ha menzionato con un solo paragrafo di appena sei righe il bombardamento militare nel quale sono morti 18 minori arruolati dai dissidenti delle FARC. Alcuni di questi sono stati giustiziati con colpi di grazia poiché sopravvissuti al bombardamento seppur fortemente feriti. Questo avvenimento causò l’uscita di scena dell’allora ministro della Difesa Guillermo Botero.
-
C'è un impegno di "segreto assoluto" in Italia per quanto riguarda il trasferimento del corpo di Mario Paciolla nella sua terra natale. Secondo la sua opinione, queste cose accadono solo quando un grande potere sente una grande paura che la verità sia conosciuta. Anche il corrispondente dell'ANSA a Buenos Aires Maurizio Salvi ha affermato che l'impegno di segretezza significa che i governi si sono messi d'accordo per impedire ai media di accedere alla documentazione sulla morte di Mario.
AMICI DI MARIO RIFERISCONO CHE
-
A Mario non dispiaceva di restare in casa per il lockdown in quanto non si trovava bene sul posto di lavoro ("idee troppo divergenti sul modo di operare") e, così facendo, avrebbe potuto dedicarsi a scrivere dei racconti.
-
L'abitazione di Mario a San Vicente del Caguan distava almeno 1.5km dalla prima strada abitata.
L'EX-RAGAZZA DI MARIO RIFERISCE CHE
-
Mario era in uno stato d'animo pessimo il 14 luglio e si sentiva costantemente spiato (menzionando anche la CIA). Inoltre, non si fidava più dell'ufficiale di sicurezza delle Nazioni Unite Christian Thompson e dei suoi colleghi di lavoro, e lei era l'unica di cui si fidava.
-
Hanno avuto una chiamata Skype il 14 luglio alle 23:00 dove la pregava di tornare a Napoli con lui. Lo stesso giorno le disse anche che "non voleva più vivere". Inoltre, ci sono stati momenti durante il giorno in cui gridava e piangeva.
ALTRI PARTICOLARI SUL CASO
-
L'autopsia ha avuto tempi insolitamente lunghi (circa 10 giorni) ed è stata eseguita da un medico indicato dall'ONU, senza che il perito di parte della famiglia Paciolla potesse parteciparvi.
-
L'omicidio di Mario è stato inizialmente etichettato dalle autorità colombiane come "suicidio per impiccagione", circostanza smentita da ferite sul suo corpo provocate da armi da taglio che non sono state poi rinvenute nell'abitazione.
-
Secondo il suo padrone di casa, Mario ha avuto tra le ore 22 e le 23 del 14 luglio una telefonata dai toni accesi (n.b. l'ultima connessione Whatsapp è stata alle 22:45 del 14 luglio, la morte è stata dichiarata alle 02:00 del 15 luglio).
-
Il padrone di casa di Mario viveva in un appartamento affianco al suo. Inoltre, possedeva una copia delle chiavi di casa di Mario (n.b. la mattina del 15 luglio ha aperto la porta dell'appartamento di Mario agli amici di Mario, che erano venuti a controllare la situazione in quanto l'amico non rispondeva al cellulare).
-
L'avvocato che si occupa del caso di Mario Paciolla è Alessandra Ballerini, la stessa che si occupa del caso di Giulio Regeni.